Alimentazione e dintorni

ATTENZIONE alle birre al GLIFOSATO!

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Il glifosato e i pesticidi sono dappertutto!

Non ci pensiamo, però, se con le coltivazioni “tradizionali” irrorano tonnellate di diserbati, pesticidi e altre sostanze altamente tossiche è ovvio che ce le ritroviamo in ogni dove. Nel cibo, nelle bibite, nei vestiti ecc… 

La birra che tanto amiamo soprattutto in estate è davvero lontana dal rischio di una contaminazione di pesticidi? Da un’indagine del Salvagente non tutte quelle vendute in Italia si salvano. E compare anche il glifosato.

Fresca e dissetante e regina incontrastata dell’estate per chi ama quel grado leggermente alcolico e schiumoso: la birra nei mesi più caldi, ma oramai anche d’inverno, non manca mai. Ma avete mai pensato che, in quanto prodotto con una materia prima vegetale, il malto d’orzo in questo caso, anche la birra è soggetta a una possibile contaminazione di pesticidi?

A mettere nero su bianco, come ricorderete, è il mensile francese 60 Millions de Consommateurs, che ha analizzato decine di bottiglie a caccia di glifosato e di altri pesticidi. E Il Salvagente, la rivista nostrana dedicata ai consumatori, nell’approfondimento di questa settimana ha proposto i risultati relativi a 28 delle 45 birre analizzate dai francesi, selezionandole in base alla reperibilità sugli scaffali di vendita in Italia.

Quel che è emerso è che il glifosato, probabile cancerogeno secondo l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro, è presente in 25 campioni tra quelli esaminati, mentre non mancano nemmeno altri antiparassitari come i fungicidi boscalid, ftalimmide e folpet, che sono sì sotto i limiti di legge, ma cosa accade se andiamo a valutare l’ “effetto cocktail”?

L’ascesa della birra

Complici una cultura sempre più ampia del bere e la diffusione di ottime produzioni artigianali di alta qualità, come racconta nel reportage de Il Salvagente la storia del successo di Birradamare, la birra si sta rapidamente affermando come valida alternativa al vino, riducendo di anno in anno la forbice che nelle statistiche la separa dal prodotto dell’uva.

In Italia si bevono in media 33 litri di vino a persona durante l’arco di un anno, mentre la birra – con 31,5 litri consumati per persona – si stabilizza immediatamente al di sotto.

Lo studio francese

La rivista francese ha portato in laboratorio 45 birre, di cui 39 lager e 6 blanche, per ricercare 250 molecole. Le marche sono più che note anche da noi, si va dalla Corona alla Carlsberg, alla Leffe alla Stella Artois.

Ebbene, dalle analisi sono emerse tracce di glifosato in 25 campioni: il pesticida che secondo la Iarc è un probabile cancerogeno si conferma uno dei più utilizzati in agricoltura.

Nel nostro approfondito articolo tutti i dati e le informazioni.

Ma, d’altro canto, non è nemmeno la prima volta che le analisi trovano glifosato nelle birre. Ad aprile gli austriaci di Konsument ne hanno quantificato i residui in 7 campioni su 13. Non c’è solo l’erbicida nelle birre analizzate, ma 3 campioni testati su 4 (34 su 45) mostrano anche residui di antiparassitari, anche se ad essere state rilevate sono “solo” 3 fungicidi (boscalid, ftalimmide e folpet) in quantità al di sotto dei limiti consentiti nella materia prima. Ma come la mettiamo con l’effetto sinergico?

Molti istituti di ricerca hanno nel tempo cercato di porre l’attenzione sul cosiddetto effetto cocktail, ovvero sugli effetti sulla salute dell’uomo derivante dall’esposizione continuata e a basse dosi di più pesticidi insieme. Se, infatti, e l’effetto sulla salute dei singoli pesticidi è ormai assodato, poco o nulla si sa sull’effetto sinergico delle diverse sostanze contemporaneamente presenti in molti alimenti di uso quotidiano.

Il test de Il Salvagente

La rivista ha proposto i risultati di prodotti venduti in Italia e tiene presente solo il numero di pesticidi trovati in ciascun campione e la loro concentrazione.

Tracce di glifosato, al centro di una querelle scientifica dal 2015 quando la Iarc, l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro dell’Oms, lo ha inserito nella lista delle sostanze “probabilmente cancerogene” (gruppo 2A), sono state evidenziate in 16 birre: le quantità vanno da 0,62 microgrammi della birra 8.6 ai 9,23 microgrammi della birra Affligem. Non esistono valori limite per la birra ma può essere utile sapere che quelli
per l’acqua sono pari a 0,1 microgrammi per litro.

Quanto agli altri pesticidi, tra le 247 molecole ricercate, le analisi ne hanno evidenziato con più frequenza tre:
il folpet, il ftalimmide e boscalid. Il primo è un fungicida tossico per gli organismi acquatici e sospetto cancerogeno per l’uomo. Il ftalimmide è un metabolita del folpet frequentemente utilizzato nella colture di orzo. Il boscalid, infine, è
un fungicida della classe del piridin-carbossammidi.

Tutto nella norma, quindi, ma, come dicevamo, il problema rimane quello di un possibile effetto cocktail. Una ricerca dell’Istituto francese per la ricerca agricola ha preso in esame l’azione di un mix di sei pesticidi comunemente presenti nella dieta (thiacloprid, chlorpyrifos, boscalid, captan, thiofanate, ziram) molto usati anche in Italia e presenti nelle nostre falde acquifere. Una miscela che, secondo le analisi, comporterebbe gravi alterazioni metaboliche, in particolare “steatosi epatica, tendenza all’obesità, intolleranza al glucosio con effetto diabetogeno e alterazione del microbiota intestinale”.

Cosa consigliano gli esperti? Non bere troppo e di affidarsi ai prodotti artigianali, magari integrali e non pastorizzati, anche perché, ricordiamocelo, si tratta di una bevanda alcolica!birra 1

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Birra al glifosato: ecco le marche in Italia che contengono tracce di pesticidi

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Germania, trovato diserbante (glifosato) in molte marche di birra

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Il fatto quotidiano (25.02.2016)

Diversi marchi di birre tedesche contengono il diserbante glifosato. Lo sostiene un’analisi dell’Istituto per l’ambiente di Monaco. Il test ha coinvolto 14 etichette fra le più note in Germania: Beck’sPaulanerWarsteiner, Krombacher, Oettinger, Bitburger, Veltins, Hasseroeder, Radeberger, Erdinger, AugustinerFranziskaner, König Pilsener e Jever. I livelli registrati oscillano fra 0,46 e 29,74 microgrammi per litro, nei casi più estremi quasi 300 volte superiori a 0,1 microgrammi, che è il limite consentito dalla legge per l’acqua potabile.

L’organismo internazionale Iarc (International Agency for Research on Cancer) ha classificato il glifosato come “probabile cancerogeno per l’uomo” nel marzo 2015. L’Istituto federale tedesco per la valutazione del rischio smonta però i toni allarmisti: “Un adulto dovrebbe bere intorno ai mille litri di birra al giorno per assumere una quantità di glifosato che possa comportare preoccupazioni per la salute”.

L’Unione dei coltivatori tedeschi addossa la colpa della presenza del glifosato all’importazione di malto d’orzo principalmente da Francia, Danimarca e Gran Bretagna. In Germania, al contrario, l’utilizzo del diserbante è vietato nella fase di trattamento che precede la raccolta del malto d’orzo, ha proseguito il portavoce dei coltivatori. È sempre possibile che il glifosato venga utilizzato per trattare i campi prima della semina, ma in due o tre settimane si decompone nel terreno.

Non credibile” è il giudizio secco dell’Unione dei birrai tedeschi, che definisce “assurda e completamente infondata” l’accusa di non controllare sufficientemente le loro materie prime. Ma per l’Istituto federale per la valutazione del rischio, residui di glifosato nella birra sono “dal punto di vista scientifico plausibili”, dal momento che l’erbicida è autorizzato come diserbante.